venerdì 15 luglio 2016

PRGC: meno consumo di suolo e un aiuto a nuove attività

E' innegabile che un Piano Regolatore, il più importante strumento di pianificazione urbanistica a livello locale, sia in continua evoluzione: cambiano le normative generali che è opportuno recepire, ma negli anni possono variare anche le condizioni socio-economiche che regolano l'edificazione.
Il nostro Piano Regolatore risale al 2008, con quattro varianti tra il 2010 e il 2012. Ora saranno 12 i punti trattati nella nuova variante parziale, la cui redazione, affidata allo studio tecnico associato "Bianchi e Malacrino" di Torino, iniziata proprio nei primi mesi del 2016. Accanto a temi strettamente tecnici, legati ad esempio alla definizione di edificio crollato, alla regolamentazione dei depositi attrezzi, alla ridefinizione delle fasce di rispetto delle sorgenti o alla monetizzazione delle aree a servizio, due saranno principalmente le grandi novità introdotte dalla variante.

Prima di tutto la modifica delle norme tecniche, dove possibile, nell'ottica di favorire l'insediamento o il potenziamento delle attività agricole e pastorali, vera vocazione del nostro territorio. La variante aprirà la possibilità di costruire strutture per la propria attività anche agli imprenditori agricoli "part-time", purché l'azienda venga condotta personalmente dall'imprenditore e rispetti i requisiti di superficie. La realtà degli agricoltori non a titolo principale è sempre più diffusa: si parla di "muntipotenzialità", ovvero di giovani che ritornano ai lavori tradizionali del territorio, magari stagionali, affiancando i proventi dell'attività agro-pastorale ad un precedente reddito professionale fisso. Questo ricordando che, invece, per gli imprenditori agricoli "full time", le possibilità di ampliare la propria attività sono già molte, soprattutto nelle zone montane considerate svantaggiate per le quali esistono già facilitazioni e riduzioni. La variante faciliterà anche l'insediamento delle attività commerciali ed artigianali nelle principali borgate, molte delle quali sono attualmente censite come “centri storici” con conseguenti regole stringenti. E anche agli alpeggi verrà concessa qualche ulteriore possibilità di sviluppo verso, ad esempio, le attività di agriturismo.
Altra grande novità introdotta dalla variante, sarà quella della riduzione del consumo di suolo attraverso la ri-classificazione di alcune aree attualmente edificabili. L'Italia ha il triste primato europeo di erodere aree ancora vergini con una velocità di 8 metri quadri al secondo: un ritmo insostenibile, che si traduce in una perdita irreversibile di suolo naturale e biodiversità, ma anche di sviluppo sostenibile. Condove possiede circa 150.000 metri quadri di aree ancora edificabili, pari a 22 campi da calcio di 70 per 100 metri: si tratta di lotti privati ancora liberi, oppure di aree vincolate dai cosiddetti PEC. Di questi, la maggior parte si trovano nel capoluogo in un contesto di per sé già urbanizzato, mentre quasi 30.000 metri quadrati si trovano nella zona del Poisatto e Grangetta, di vocazione prettamente agricola. Quale futuro può essere quindi prospettato? Che le aree periferiche naturalmente predisposte a fini agricoli, possano tornare tali. Mentre le aree inedificate nel capoluogo possano essere riclassificate in verde privato. I cittadini avranno qualche settimana di tempo, tra agosto e settembre, per richiedere ufficialmente la riclassificazione delle loro proprietà; seguirà poi una valutazione tecnica delle richieste, da parte dei professionisti e dell'Amministrazione, per determinare in quali aree possa essere realmente diminuita la possibilità di edificazione.

Questa variante parziale è stata assoggettata alla Valutazione Ambientale Strategica: una scelta del tutto "volontaria" dell'Amministrazione che, oltre a dimostrare sensibilità verso le tematiche ambientali, consentirà di avere un quadro chiaro e preciso di come le nuove scelte possano incidere su contesti sensibili sotto il profilo ambientale, paesaggistico e idrogeologico.

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